domenica 18 novembre 2007

Adesione 24 novembre*

Siamo delle ragazze che hanno messo su un blog che parla dell'essere donna, con tutti i suoi risvolti, annessi e connessi di una identità di genere così complessa.
Sarebbe importante per noi che venisse presa in considerazione la nostra adesione alla manifestazioned del 24, rappresentiamo quella generazione che non ha vissuto le grandi battaglie femminsite, ma che vive ora più che mai sotto forme nuove e più complesse la "questione delle donne", la "questione femminile".
Non ci dilunghiamo, la nostra adsione è breve forse un po' ermetica, qualche parola secca si strozza in gola. Vi inviamo ad ogni modo il nostro contributo.
Sottoscrivendo l'appello del 24 novembre della manifestazione contro la violenza alle donne, diciamo:
Violento me stessa quando giustifico la violenza, la sopraffazione fisica e morale su di me come attenzione nei miei confronti, forme di affetto e amore .
Ma la violenza fisica sulle donne è solo un aspetto delle forme di sopraffazione costantemente attuate sul genere femminile.
Mi sento violentata due volte quando ai lividi, alle botte e al dolore fisico, segue il vuoto, la solitudine, il silenzio e l'omertà, anche di chi vede. Anche di chi sa .
Mi sento violentata, quando sul posto di lavoro un minimo avanzamento viene letto come un favoritismo verso il gentil sesso, o verso il mio sesso.
Mi sento violentata, quando so che in un contesto lavorativo, politico o sociale alla cima c'è una scritta pesante, grande, ingombrante, ma pur sempre invisibile con la dicitura "Men only".
Mi sento violentata quando il mio spazio in politica corrisponde ad una quota, colorata di rosa, si cambiano le forme, si cambia il colore, ma la matita resta sempre nelle mani di un uomo.
Mi sento violentata quando l'unico spazio che viene dato alle donne è quello dei 3x6 pubblicitari, e il corpo femminile diventa strumento e arma nelle grinfie del capitale.
Mi sento violentata, se a 30 anni (quando bacia la fortuna), il datore di lavoro prima di propormi un contratto a tempo determinato mi chiede se ho intenzione di avere figli.
Attenzione massima alla risposta, o potrei non essere la persona giusta per quel contratto.
Mi sento violentata, se sono una donna immigrata e in Italia mi aspettano solo lavori pesanti,
tal volta a nero,
talvolta in regola,
pur sempre sottopagati, pur sempre ad alti rischio e con flebili tutele. Se va male: la strada.
Mi sento violentata, se sono del Sud, quello costretto al fetore di spazzatura per strada,
ho 21 anni, studio all'università,
lavoro a fatica, sfruttata e a nero, una pizzeria, un bar, un negozio
e l'orizzonte che si profila innanzi a me è:
grigio
stranamente per uno orizzonte, limitato
precario.
irma, 21 anni studentessa donna
martina, 22anni studentessa donna
donneocaporali.blogspot.com
*pubblicata su "Il Manifesto" dwl 17/11/07

martedì 30 ottobre 2007

Ciao ragazze
Ho cercato sulla rete il vostro blog dopo che un amico in comune me ne ha parlato con aria di sufficienza sul treno di ritorno da un viaggio stremante.
Sono contenta che abbiate aperto questo spazio di discussione perché ormai sono convinta che in Italia CI SIA BISOGNO DI TORNARE A PARLARE DI FEMMINISMO!
Ma femminismo quello vero, quello che analizzi ed affronti tutti gli ostacoli materiali che le donne si trovano davanti in tutti i luoghi in cui espletano le loro funzioni sociali.
Sono stufa della dicotomia: donna-intelligente-poco femminile-stronza-mangia uomini VS donna-stupida-figa-troia
-malneabile!
Sono stufa di sentirmi dire “ah c’hai le palle!” dopo un buon intervento politico come se fosse un naturale complimento!

La società dei mass media è riuscita a creare questa spaccatura nel mondo femminile tra chi il corpo lo percepisce in un modo “latoA e latoB probabilmente” e chi lo percepisce diversamente, non disgiunto dal resto di se stessa. Chi lo percepisce come un mezzo, che messo a disposizione degli altri, permette di arrivare ai vertici della scala sociale, chi lo percepisce come quella parte di te stessa che permette di esprimere la tua essenza, i tuoi pensieri, i tuoi gesti, le tue passioni, le tue emozioni facendo decidere a te con chi condividerle e come.

Eppure io sono convinta che sia ancora possibile un processo di autocoscienza delle donne, che partendo da un’analisi congiunta su come percepire se stesse conduca ad un’analisi più approfondita su come debba essere vista la donna
• nel mondo del lavoro (1 analisi sulla flessibilità di una donna nell’orario di lavoro che non può sfociare nella precarietà, 2 analisi sul dilemma delle donne famiglia-lavoro)
• nel mondo della politica (dilemma quote rosa ecc..)

Il mondo in cui viviamo è ancora plasmato sulle esigenze ed i modi di vedere degli uomini, per questo per una donna è difficile e faticoso emergere, noi dobbiamo cambiare quei paradigmi e quelle esigenze.
Scusate per la lunga e.mail, quasi uno sfogo, ma queste problematiche davvero mi appassionano e spero sia possibile vederci una sera e discuterne faccia a faccia, credo sarebbe molto produttivo!!!!
Un grosso bacio

Elena

PS vi allego un intervento che ho scritto sul mio blog tempo fa, quando uscì l’articolo sul financial times e che ha scatenato una discussione virtuale con tante mie amiche anche non politicizzate ma anche loro molto appassionate alle tematiche!!!!!




Appello alle donne intelligenti di questo paese!

Rifletto rifletto....un tizio all'università si è permesso di dirmi che le donne per avere 30 devono scegliere bene la maglietta il giorno dell'esame, gli ho riso in faccia, poi durante la sessione, ho constatato che un po' delle mie colleghe sembravano effettivamente non aver scelto a caso la maglietta, allora ho letto con curiosità l'articolo del Financial Times sulle donne italiane, intitolato "La terra che ha dimenticato il femminismo"

Ipotesi: se il modello di donna che propone questo paese è effettivamente la Canalis con le gambe spalancate, se le ragazzine aspirano a quello, pensando al successo, se due lauree ed un master valgono meno del fondoschiena

Tesi: nn sarà che nello schifo generale dell'informazione, i mass media come gli altri scettri del potere di questo paese siano in mano a uomini arrapati, maschilisti, spaventati dal fatto che le donne riescano a far combaciare perfettamente tutto, dal lavoro alla famiglia, anche a costo di stancarsi più di loro?

Secondo me il problema non si risolve col dilemma, che ci propongono nei talk show, "se una donna intelligente deve o non deve essere femminile" , dove c'è gente che confonde il femminismo con l'antifemminilità o il voler "maschilizzare" (si può dire?) la donna.

Una donna deve essere femminile così come un uomo vuole essere macho e fa di tutto per esserlo!

Il problema è cambiare la percezione che si ha in Italia di determinati modelli che da anni sono associati a figure maschili. Mi spiego: il politico, l'imprenditore, il capo delle Forze Armate, il sindacalista Fiom, l'ingegnere, l'economista, sono tutte figure che in Italia s'immaginano in giacca e cravatta e "con gli attributi" per cui sembra ASSURDO immaginarsele con i tacchi e la gonna, quando invece non c'è nulla di speciale visto che si presuppone che chi arrivi a determinati livelli arrivi per meriti e non per i suoi attributi!

ragazze non ce famo 'nfinocchià (come se dice a roma!), qui tocca conquistare un po' di territori mi appello alle future ingegneri, dottoresse, avvocatesse, pubblicitarie, sociologhe, docenti universitarie, politiche, ed ovviamente economiste mi appello alle donne intelligenti ed al contempo femminili che conosco...che per fortuna sono tante!

Elena Monticelli, 20 anni, studentessa, donna

lunedì 29 ottobre 2007

controviolenzadonne.org




MANIFESTAZIONE NAZIONALE

CONTRO LA VIOLENZA SULLE DONNE

Care amiche,

è necessario e urgente organizzare quanto prima una manifestazione nazionale contro la violenza sulle donne.

La vita di molte ragazze e di molte donne continua a essere spezzata, le loro capacità intellettive e affettive brutalmente compromesse. Il femminicidio per ‘amore’ di padri, fidanzati o ex mariti è una vergogna senza fine che continua a passare come devianza di singoli. Il tema continua a essere trattato dai mezzi di informazione come cronaca pura, avallando la tesi che si tratti di qualcosa di ineluttabile, mentre stiamo assistendo impotenti ad un grave arretramento culturale, rafforzato da una mercificazione senza precedenti del corpo delle donne.

I numeri, lo sappiamo tutte, sono impressionanti:

- Oltre 14 milioni di donne italiane sono state oggetto di violenza fisica, sessuale e psicologica nella loro vita.

- La maggior parte di queste violenze arrivano dal partner (come il 69,7% degli stupri) o dall’ambito familiare

- Oltre il 94% non è mai stata denunciata. Solo nel 24,8% dei casi la violenza è stata ad opera di uno sconosciuto, mentre si abbassa l'età media delle vittime:

- Un milione e 400mila ha subito uno stupro prima dei 16 anni.

- Solo il 18,2% delle donne considera la violenza subita in famiglia un ‘reato’, mentre il 44% lo giudica semplicemente ‘qualcosa di sbagliato’ e ben il 36% solo ‘qualcosa che è accaduto’. (dati Istat)

La violenza sulle donne è accettata storicamente e socialmente. Viene inflitta senza differenza di età, colore della pelle o status ed è il peggiore crimine contro l’umanità. Quello di una parte contro l’altra. La politica e le istituzioni d’altro canto continuano a ignorare il tema pubblicamente.

Senza una battaglia culturale che sconfigga una volta per tutte patriarcato e maschilismo, non sarà possibile attivare un nuovo patto di convivenza tra uomini e donne che tanto gioverebbe alla parola civiltà.

Una grande manifestazione nazionale dove tutte le donne possano scendere di nuovo in piazza a fianco delle donne vittime di violenza e per i diritti delle donne, può e deve riportare il tema al centro del dibattito culturale e politico.

Ma è importante sapere quante siamo, perché per farci sentire dovremo essere in molte.

Vi preghiamo di sottoscrivere e di diffondere il più possibile questo appello inoltrando il link del sito ad amiche e associazioni.

Vi invitiamo a seguire gli aggiornamenti sul sito.

Un caro saluto a tutte

controviolenzadonne.org


Per aderire all'appello vai sul link http://www.controviolenzadonne.org/html/appello.html e compila il form!

martedì 16 ottobre 2007

DICCI LA TUA!


cosa ne pensi di questo blog?

vuoi raccontare una tua esperienza o una tua riflessione?

vorresti approfondire una tematica particolare?

hai foto, video, disegni, link che vorresti mettere su questo blog?



scrivici una mail a: donneocaporali@gmail.com

giovedì 23 agosto 2007


Una volta superato il panico da foglio bianco sono mille le cose che vorrei scrivere, finalmente un blog in cui poter parlare di noi, le donne, le ragazze, questa strana metà del cielo così complicata eppure resa così semplice da secoli di stereotipi.
La donna mamma, la donna figlia, la donna casalinga, la donna in carriera, la donna mangiatrice di uomini. Come se ognuna di noi non fosse ognuna di queste e allo stesso tempo nessuna!

Da ragazza mia mamma bruciava i reggiseno nelle piazze e strappava i manifesti della birra Peroni “una bionda per la vita”, battagliando per l’aborto ed il divorzio.
Noi oggi ci indigniamo perché qualsiasi cosa, sia essa un gelato, una borsa o un telefono, per essere venduta ha bisogno di essere spalmata su un paio di tette taglia 4°.
Ci disturbano pubblicità come quelle di detersivi che potrebbero essere state girate negli anni ’50, in cui solo le donne stanno in cucina e lavano i piatti sorridendo di piacere per la brillantezza dei bicchieri del servizio buono.
Ci troviamo schifate a parlare dell’uso che alcune donne fanno del proprio corpo per raggiungere obiettivi lavorativi, magari passando dai divani di assistenti parlamentari, e dell’importanza mediatica, troppo spesso in positivo, che a questo viene data.

Eppure noi i reggiseno non li bruciamo. Li mettiamo, e spesso anche imbottiti, perché nonostante tutto la malattia “vorrei avere le forme della canalis” colpisce anche noi. E ci trucchiamo gli occhi, e ci mettiamo le lenti a contatto invece degli occhiali. Sappiamo che è stupido, ma lo facciamo ugualmente, magari soffrendone un po’.

Siamo per questo meno femministe delle nostre mamme? Siamo forse più stupide, forse meno forti?

Io credo sia arrivato il momento di fare un passo più in là nella riflessione. Renderci conto che nessuna è intellettuale o bella o mamma o donna-in-carriera. Come non esistono persone naturalmente buone e persone naturalmente cattive. In ognuna di noi ci sono tutti questi aspetti e la difficoltà è farli convivere, lasciando più spazio a quelli che riteniamo prioritari, si, ma senza necessariamente uccidere gli altri.
Credo anche che restare ferme su posizioni come quelle degli anni ’70, per cui la prova dell’intelligenza e dell’arguzia passano necessariamente dalla mortificazione del corpo e della femminilità, sia controproducente proprio ai fini del riconoscimento di quei diritti e quelle pari opportunità che tutte noi vogliamo.
Se il simbolo del femminismo e quindi della lotta per le pari opportunità e il rispetto dei diritti delle donne passano per la negazione della femminilità, infatti, quando uno stronzo tocca il sedere in metropolitana ad una ragazza, o peggio ancora la violenta, la società si sentirà autorizzata a pensare che lei “se l’è cercata” e magari “lo voleva” perché indossava un paio di jeans attillati.
E se una ragazza è bella automaticamente dovrà provare di essere anche intelligente e colta, perché il luogo comune farà sì che solo le bruttine siano colte, perché nessuno le vuole e quindi studiano.

Io vorrei una società in cui non devo fare il triplo della fatica di un mio collega maschio sul posto di lavoro per provare che sono competente o avere il suo stesso stipendio, e non devo camuffarmi da befana per fare politica ed essere presa seriamente, e non devo fare attenzione a non avere relazioni sul posto di lavoro per evitare che la gente pensi che la mia promozione è dovuta alla persona con cui vado a letto, e non devo smettere di lavorare per avere un figlio, e non devo subire le angherie di mio marito perché per crescere i nostri bambini ho lasciato lavoro e vita personale e quindi non so dove sbattere la testa se vado via di casa.

Per fare questo voglio fare del nuovo femminismo, forse meno provocatore ma più rispettoso di tutti gli aspetti della mia femminilità. Queste differenze valorizziamole davvero!
Tutto questo può essere fatto soltanto con una riflessione collettiva che parte da uno slogan “vecchio” ma cerca di declinarlo in maniera nuova: io parto da me.

Martina Scheggi, 21 anni, studentessa, donna

Pensieri in libertà.


“ I Passeggeri in arrivo all’aeroporto di fiumicino ultimamente venivano accolti da una donna dal seno prosperoso, con una scollatura che arrivava alla base dello sterno. Appollaiata sul suo cartellone, cercava di attirare l’attenzione dei viaggiatori sui prodotti telecom Italia. [….] Il problema è evidente sia in parlamento sia nei consigli di amministrazione. L’Italia viene prima di Cipro, dell’Egitto e della Corea del Sud tra i 48 paesi esaminati dall’Organizzazione mondiale del lavoro sulla percentuale di donne tra i legislatori, gli alti funzionari e i manager. Secondo l’European professional women’s network, nelle più grandi aziende italiane le donne rappresentano il 2% dei consiglieri di amministrazione, in confronto al 23% della Scandinavia e della Finlandia e al 15% degli Stati Uniti. Forse la nudità il maschilismo e la mancanza di realizzazione professionale sono tutti aspetti di una stessa immagine dell’Italia dura a morire: la mamma governa la casa, ma è confinata in cucina a fare i ravioli mentre le figlie, da cui non ci si aspetta nulla dal punto di vista professionale, cercano il successo attraverso la notorietà e la bellezza.”

Finacials Times



Derisi dalla stampa internazionale, eppure mi chiedo quante donne si siano sentite offese, guardando la pubblicità della Canalis, chinata e protesa con le sue sinuose curve verso lo “spettatore” , mi chiedo poi quante donne invece abbiano pensato “accidenti vorrei proprio essere come lei!” , chissà poi a quante altre sarà balenata l’idea a ridosso delle vacanze di cominciare una dieta flash alla sette chili in sette giorni…eppure all’estero se ne occupano e in Italia tutto ciò non colpisce neanche un po’…

Donne che possono assicurare l’efficacia del finish quantum, donne che svestite assicurano il gusto irresistibile di un gelato, donne che in costume mezze nude affiancano un uomo ben vestito abbronzato e simpatico in un programma tv, ma è davvero questo lo stereotipo di donna in cui crediamo, è davvero questo quello che vogliamo si affermi come standard dominante?

Credo che a questa domanda la risposta sia una sola e all’unisono, anche da chi qualche volta pensa che somigliare alla Canalis le renderebbe la vita più felice: NO!




Questo stereotipo, lo detestiamo, detestiamo l’idea che la donna italiana sia cosce, tette e culo!

Per questo ci vuole una rivolta, una battaglia dal basso che decostruisca costantemente lo standard dominante dettato da questo sistema economico, dove si affermano due modi di essere donna, o casalinga annullata per la famiglia o giovane bella 90, 60, 90 che può raggiungere un successo
self-made proprio sfruttando la propria esteriorità.

Sono due modelli perfetti per fare accettare, consolidare e mettere radici poi all’idea di una donna che per lavorare e affermarsi, in un contesto che non sia né casalingo, né quello della scatola grigia, deve accettare ogni sorta e forma di sfruttamento e compromesso, d’altra parte non si tratta di ruoli che le competono più di tanto… bisogna pur guadagnarsi la propria fetta di spazio, laddove spazio non ce n’è!

Ebbene ripensare all’essere donna a tutto ciò che ruota attorno alla costruzione della nostra identità di genere. Ripensare a cosa vuol dire oggi rivendicare diritti e spazi per le donne, lontani da un femminismo appiattito su ciò che questo stesso sistema ci porta a dibattere.
E’ giunta l’ora di riaprire una dibattito serio, riaprire un discussione scevra di preconcetti, non inquinata da ciò che significava essere donne una volta, da ciò che il mercato vuole che siano le donne oggi.

Irma Caputo, 21enne, studentessa, donna.
a chi crede nella pari dignità degli esseri umani,
perché noi siamo uguali a te nel rispetto delle differenze.

a chi crede che a tutt* debbano essere garantiti pari opportunità e diritti,
perché noi abbiamo il diritto all’istruzione, al lavoro e alla promozione sociale quanto te.

a chi crede che i ruoli sociali non debbano essere “preconfezionati” dal sistema economico,
perché noi non scegliamo il nostro ruolo come al menù di un ristorante.

a chi crede che nessun corpo mai possa essere strumentalizzato e piegato al servizio del mercato,
perché noi crediamo che i diritti e la dignità vadano oltre il profitto.

a chi crede che lo sviluppo dell’identità di genere debba essere libero da ogni standard dominante,
perché noi crediamo che ogni essere umano debba sentirsi libero di declinare la propria identità di genere al di là di ogni condizionamento.

a chi crede che l’identità di genere debba essere valorizzata nelle differenze e nelle sensibilità,
perché sentirsi uomo o donna non vuol dire essere bottoni della stessa forma e dello stesso colore.

a chi crede che le capacità individuali prescindano dall’identità di genere, dal sesso biologico e dall’orientamento sessuale,
perché questo è il primo passo per abbandonare preconcetti e conformismi,

perché questo è il primo passo per buttare nella pattumiera vecchi retaggi culturali.

perché questo è il primo passo per affermare una nuova idea
di donna oggi.


Aderisco a questo appello per promuovere il blog donneocaporali.blogspot.com
Spazio di discussione dibattito e analisi su cosa vuol dire essere donna oggi, su cosa vuol dire rivendicare spazi e diritti per le donne oggi, crocevia di esperienze e terreno fertile per la costruzione di un percorso di autodeterminazione della donna di oggi nelle sue nuove sfaccettature nelle sue nuove differenze.